68: Spiegazione delle Tavole di Thoth sullo spazio abitato da più essenze.

Spazio abitato da più essenze ESCAPE='HTML'

Thoth scrive:

 

“Sappi che attraverso lo spazio che tu abiti, vi sono altri che sono grandi come te stesso, interconnessi dal cuore della materia eppure separati nel loro stesso spazio.” “Tavola IX- Le Tavole smeraldine di Thoth)

La frase di Thoth spiega il concetto della reincarnazione: ogni personaggio interpretato nello schermo della vita, acquisisce delle peculiarità proprie, della capacità che derivano dalla propria esistenza.

Tutte queste abilità rimangono in ogni incarnazione successiva, niente va perduto Come spiega successivamente anche Thoth), solo il corpo muore, non le abilità, nè la coscienza acquisita.

Facciamo un esempio: una persona ha vissuto l'esperienza di essere un monaco guerriero, ha compiuto battaglie, ha tratto le sue conclusioni di coscienza in quella o quell'altra esperienza, ha insomma, formato la data coscienza. L'individuo muore e rinasce come una fanciulla delicata, dedita a ricamo e contemplazione delle belle arti.

Il personaggio dell'incarnazione precedente non è affatto scomparso, vive dentro quella fanciulla, dona la propria coscienza ogni qualvolta sia necessaria nella nuova incarnazione. Possiamo dire che vi siano personaggi multipli, che sono nell'individuo, crescono con lui (infatti hanno tutti la stessa grandezza che tu hai, dice Thoth, poichè tutti sono ciò che tu sei), tutti guidati dalla medesima Fonte, ossia il Sé Superiore, che attiva l'attenzione cosciente su quello o quell'altro personaggio, spegnendo le altre coscienze, ma solo dal punto di vista fisico.

Nel piano immateriale tutte le personalità fittizie, perchè questo sono, esistono nel medesimo spazio, separate solo dal tempo, e hanno la stessa grandezza di colui che le indossa in un determinato momento, perchè come il passato non esiste, così non esiste nemmeno il futuro; eppure ogni incarnazione vista nell'attimo presente esiste e contempla ogni altra forma del grande disegno del Sé Superiore.

La coscienza accesa su una data forma, si evolve in forme diverse, fino al completamento di tutte le esperienze volute: possiamo paragonarle a un armadio in cui si possono scegliere i vari abiti: colui che li indossa è la realtà, gli abiti sono solo forme che coprono la nuda Verità di ogni Essere.

Si arriva quindi all'ultima forma, il nono Archetipo, quella che deve unificare tutto ciò che è stato, dal punto di vista della coscienza e poi lasciare andare tutto, perchè quegli abiti con cui ha tanto giocato sono un gioco e rimane solo l'Essere senza alcun essere;

Rimane il Buddha, cosciente di essere e non essere al medesimo tempo: rimane l'illuminazione finale.

Sì, l'illuminazione finale è la fase terminale di un completo ciclo karmico, dove ogni esperienza è stata vissuta, completata e sublimata.

E' come se aveste un abito sopra l'altro, una forma sopra l'altra e poco a poco, vivendo ogni forma, osservando, la tal forma decade lasciando infine l'essenza, la nudità di ciò che ogni Essere è, la Verità della forma.

Quegli abiti, sono la vostra coscienza.

Ci chiedi di fare un paragone con la vicenda di Billy Milligan, il criminale con 24 personalità raccontato anche nel libro “Una stanza piena di gente”: ogni individuo possiede sia una parte cosciente che una incosciente.

Nella parte dormiente, nel sonno della vita che state vivendo, ci sono tutte le personalità e le esperienze che avete vissuto e dovete vivere.

Quando un individuo si incarna, ovviamente, dimentica tutte le altre personalità, e accende la sua coscienza solo su quella che gli interessa sperimentare: recita quel ruolo.

Se non fosse così ecco che si potrebbe impazzire, come ben dimostra la vicenda di Billy.

In quel caso, essendo stato corrotto il sottile confine tra coscienza e incoscienza, che è sempre e normalmente ben separato, a causa dei forti traumi subiti da quel bambino, ecco che le altre personalità hanno cominciato a manifestarsi, come personaggi reali, come parti coscienti, tutte collegate fra loro, eppure divise.

Quella vicenda, è una perfetta rappresentazione di ciò che significa coscienza e incoscienza: la coscienza è attenta, e non ci sono possibilità di creazione di altre personalità; si possono solo trarre dall'inconscio delle conclusioni, non i personaggi che le hanno vissute, il succo, non la materia e questo intendeva Thoth in quella frase: tutto ciò che si è stati rimane in ogni nuova incarnazione: non occorre ripetere le lezioni dell'omicida per sapere che uccidere un altro essere umano sia sbagliato. Quella lezione è già coscienza, anche se nell'incoscienza, nella sfera non mentale.

Shamballah

 

Aggiungo, per chi volesse approfondire la storia delle personalità multiple di billy, un bel video che racconta bene la sua triste vicenda: 
https://www.youtube.com/watch?v=v40PP0sc6fU