Il quattordicesimo Archetipo NUN funzione TRASFORMAZIONE

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Dopo aver visionato questo lavoro, andate a rileggere la Tavola nona delle Tavole smeraldine di Thoth di cui vi metto il link: vedrete che riuscirete a cogliere in modo profondo le parole di Thoth, perchè quando parla dell'equilibrio sta parlando proprio del nostro Archetipo.

Buona visione a tutti, spero ecciti voi come ha eccitato me....

http://www.visionealchemica.com/tavole-di-thoth/

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Nun lettera ebraica ESCAPE='HTML'

Come nei precedenti lavori la prima parte è una ricerca estrapolata da vari testi.
L'ultima parte dà  invece “voce” ai Maestri di Shamballah.

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Il quattordicesimo Archetipo è la Nun che come possiamo osservare dall'immagine, si esprime al pari della Mem, in due forme differenti a seconda dell'ubicazione in una parola.

Nun normale e Nun finale ESCAPE='HTML'

La Nun finale si colloca sempre al termine della parola mentre negli altri casi si usa la forma normale.

La Nun esprime la funzione trasformante.
“Nulla si crea, nulla si distrugge,  tutto si trasforma”: Anassagora nel V sec. a.c.  ipotizzò questa formula e fu ripresa come la conosciamo oggi da Lavosier nel 1789.

Einstein elaborò in seguito la famosissima formula E=mc2 ossia massa ed energia sono equivalenti.

Einstein ESCAPE='HTML'

L'Energia, quindi la materia, è un fluido onnipresente che scorre come una corrente cambiando costantemente da un aspetto all'altro.

Che cosa rende possibile la trasformazione in Terra? La Nun.

Nun significa trasfigurare, cambiare, mutare forma od aspetto.
Significa serenità, adattamento.

E' l'uomo che sa piegarsi di fronte alle circostanze, trasformandosi ogni volta ed adattano le proprie idee ed opinioni.

E'una lettera che indica il “germe” della vita.

Rappresenta le energie che si ritrovano, si uniscono e si rinforzano per manifestarsi.
La lettera che rappresenta la Nun è la N.

E' la 14° lettera sia dell'alfabeto inglese che di quello ebraico.

E' 12° dell'alfabeto italiano (escludendo J e K), 13° dell'alfabeto greco e latino e risale al geroglifico semitico che indicava il “serpente”.

Tuttavia in alcune delle lingue che poi adattarono il simbolo ossia fenicio, ebreo, aramaico ed arabo il nome della lettera, Nun significava "pesce".

Entriamo direttamente nel cuore di questo Archetipo introducendo il concetto cardine che lo esprime ossia la “vescica piscis”.

Questo simbolo viene anche chiamato  “mandorla mistica” o “sacro rombo”: li spiegheremo uno ad uno.

Il simbolo della “vescica piscis” lo troviamo in ogni cultura del mondo: è stato ritrovato  in caverne preistoriche, nell'antica Mesopotamia, in Africa su megaliti in Egitto, nelle civiltà asiatiche ed in Europa.

Reperto vescica piscis ESCAPE='HTML'

Richiama  la dualità delle energie: maschili (il pesce che penetra le acque) e femminili (la vescica, ossia una struttura che contiene).

E' un'immagine costituita  dall’intersezione di due cerchi (sul piano bidimensionale) o due sfere (nello spazio tridimensionale) aventi lo stesso raggio ed i cui centri giacciono l’uno sulla circonferenza dell’altro.

Viene a formarsi così uno spazio a forma di mandorla che riproduce schematicamente la forma della vulva.

Vescica piscis ESCAPE='HTML'

Per comprendere il motivo per cui la causa delle trasformazioni veniva chiamata ”vescica di  pesce” dobbiamo fare un salto temporale all'inizio della Creazione.

L'acqua era l'elemento primordiale e caotico ed è simbolo di vita e di morte al contempo, come ben abbiamo visto analizzando la Mem, il tredicesimo Archetipo.

Il pesce dimorava nella creazione come l'uomo vi abita oggi ed è rimasto nel ricordo collettivo il suo stampo che poi si è trasformato nello stampo che indicava la Grande Madre, il suo ventre materno che genera la vita come può esserlo la fucina che forgia le spade.

Grande Madre ESCAPE='HTML'

La Grande Madre attraverso l'apertura della sua “grande vagina” è la porta che conduce alla vita terrena, all'esperienze della vita, a tutta la creazione in Terra: è uno spazio protetto.

Ogni trasformazione avviene in un recipiente ermeticamente protetto, trasforma la vita da uno stato all'altro condensando le particelle di materia inerte e libera e creando i presupposti di una trasformazione alchemica.
Così come il pesce, attraverso successive trasformazioni, emerse dalle acque e divenne uomo.
Le trasformazioni sono ovviamente lentissime nel caso della Grande Madre.
L'Archetipo era necessario proprio perchè occorreva una forma matrice che potesse radunare particelle di materia ormai inerte e quindi volatile e trasformarle condensandole, in altro.
La trasformazione è la condensazione di particelle di materia inerte ma vitale che formano qualcosa di diverso.

La vita è sempre immersa ancora oggi nella sua origine in un liquido (pensiamo allo spermatozoo che nasce e cresce a sua volta nel liquido seminale).

Spermatozoo ESCAPE='HTML'

Il legame del pesce con l'acqua rappresenta la vita che nasce da questo “liquido” informe, ossia dopo la dissoluzione in forma “energetica primaria” provocata dalla Mem.

Rappresenta il nucleo unitario pre-esistente alla separazione degli opposti (yin e yang) o la loro riunificazione.

E' l’incontro e la compenetrazione di due mondi o dimensioni dell’Essere.
E' lo spazio energetico neutro, privo di polarità contrapposte.

Nelle varie culture a molte divinità veniva dato il nome di pesce: in India, per esempio, Matsya Avatara (un pesce) è la prima forma assunta da Vishnu.

La Dea Madre cinese Kwan-Yin è una dea-pesce e così anche la dea Afrodite che, dice la leggenda, nacque dalla spuma del mare.

La dea indiana Kali, dopo aver inghiottito il pene di Shiva, diventa Minaksi, la "dea dagli occhi di pesce".

Osiride diventa Abtu, il Grande Pesce degli Abissi dopo che Iside gli divora il pene.

Nelle primitive civiltà cristiane, per dissimulare il nome di Gesù e sfuggire alle persecuzioni, si usava il nome ”Ichthys” ( pesce in greco).

Scritta in lettere greche, infatti, la parola "Ichthys" è l’acronimo della frase: "Iesus Christos Theios Yios Soter", cioè "Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore".

Ichthys ESCAPE='HTML'

Rappresenta quindi la duplice natura umana e divina riunita: è  l’unione di due dimensioni, quella spirituale e quella terrena.

Non ci deve stupire quindi il fatto di trovare Gesù al centro della vescica piscis in alcuni reperti storici: veniva rappresentato il suo essere tornato allo stato di energia priva di polarità, allo stato antecedente la sua missione in terra.

Gesù e vescica piscis ESCAPE='HTML'

Il pesce che vive dentro all'acqua, riassumendo, rappresenta  il maschile che penetra un femminile che accoglie.
Rappresenta l'Anima che “nuota” nelle esperienze della propria vita interiore.

Per quanto riguarda la mandorla mistica, altro modo di chiamare la vescica piscis, sappiamo che il mandorlo è  il primo albero a sbocciare in primavera e perciò simboleggia il rinnovarsi della natura, dopo la sua morte invernale.
Il suo significato esoterico è strettamente legato al suo frutto, la mandorla.

Mandorla mistica ESCAPE='HTML'

La mandorla ha la caratteristica simbolica di rappresentare un ambiente chiuso e protetto, delimita lo spazio sacro separandolo da quello profano.
Simboleggia uno spazio chiuso che protegge e separa il puro (l’originario), dall’impuro.
Il terzo modo di chiamare la vescica piscis è “sacro rombo”. Il rombo è la figura geometrica che rappresenta la Nun.
Osserviamo come veramente “Dio geometrizza” mutando di forma in forma.
Il rombo l'otteniamo dalla vescica piscis in questo modo.

Rombo e vescica piscis ESCAPE='HTML'

Ricordiamo che il rombo fu assunto ed interpretato con le mani dalle femministe che sfilavano per avere la propria indipendenza dall'uomo e simboleggiavano in questo modo la vulva.

Simbolo femminista ESCAPE='HTML'

Queste donne stavano in realtà dicendo: il mio maschile si riappropria del suo femminile, lo libera.

Proviamo ora a spostarci nella dimensione tridimensionale: utilizziamo due sfere che si uniscono a formare una vescica piscis tridimensionale.

Vescica piscis tridimensionale e tetraedri ESCAPE='HTML'

Anche la figura che otteniamo inscritta nella vescica piscis ovviamente, diventa una figura tridimensionale ossia due tetraedri che poggiano uno sulla base dell'altro. 

Vi ricordate quando abbiamo parlato della Merkaba (nel dodicesimo Archetipo)?

Le parole che seguono le ho canalizzate non avendo trovato quasi nulla di soddisfacente per questo argomento.

“La congiunzione che si genera fra i  due tetraedri è un'unione priva di alcun movimento in perfetto equilibrio, separati eppure uniti alla loro base.
Possiamo chiamarlo il punto zero.

La vescia piscis contiene in potenza l'energia delle due polarità ma non c'è alcun movimento essendo appunto la dimensione dell'unione delle due sfere o dimensioni, il punto di partenza d'ogni possibile movimento.

La contro-rotazione dei tetraedri ha origine nel momento in cui viene data la direzione, sbilanciando in un senso o nell'altro la polarità energetica.

In quel momento avviene il movimento e la rottura dell'equilibrio.
Ogni tipo di movimento che poi è anche l'inizio dell'esperienza.

L'immobilità del tetraedro Uno, è simile alla condizione di partenza della Creazione espressa dall'Aleph, che è la versione superiore che la vescica piscis esprime nella creazione terrena.

Quando l'individuo raggiunge con la propria coscienza questo sviluppo umano, si trova agli inizi della creazione, nella possibilità di dare la direzione voluta alle esperienze della propria e dell'altrui esistenza.

Può operare miracoli.”

Il rombo sacro, la vescica piscis, la mandorla mistica rappresentano il punto fisso da cui hanno origine tutte le trasformazioni attraverso il movimento delle polarità opposte.

Rappresentano la causa quindi, di ogni trasformazione.
E' il punto privo di dimensioni e di movimento nell'uomo.

Il dodicesimo Archetipo, la Lamed, ci aveva condotti al punto limite misura di ogni cosa, comprese le geometrie.

E' seguita la Mem che ha dissolto ogni forma creando un vuoto colmo d'energia in perfetto equilibrio e pronta ad essere condensata e trasformata in qualcosa di diverso, in nuovo movimento vitale.
E' il fermento prima di ogni nuovo inizio.

Quando la coscienza riesce a raggiungere il perfetto equilibrio, il nocciolo di se stessa, dove non esiste alcun movimento ma da dove hanno origine tutti i movimenti, abbiamo l'uomo liberato dai raggi della ruota karmica.

Abbiamo l'uomo che ha raggiunto la consapevolezza dell'importanza dell'equilibrio e dell'unione dei propri antagonisti.

L'uomo del quattordicesimo Archetipo ha raggiunto la sapienza ancestrale primordiale che permette la creazione della vita stessa, nel mondo ed in se stesso.

La Nun è quindi lo spazio sacro e primordiale, di ogni individuo, l'incontro di Anima e Spirito.

Ci risulta molto più vicino ora il mito di Proteo che rappresenta la Nun.
Proteo  nel mito assume il significato di materia che si trasforma.

Avrebbe dato all'uomo la conoscenza per rispondere al quesito della Sfinge a condizione che fosse stato in grado di comprendere il “segreto” di queste trasformazioni.

Il numero che rappresenta la Nun è il quattordici.

Numero quattordici ESCAPE='HTML'

Si completa il secondo settenario: sette è il numero dell'armonia che si realizza idealmente prima di ripercuotersi nei raggi della ruota, in nuove vesti.

Secondo la Cabala, il 14 è il numero delle trasformazioni, dei cambiamenti, delle metamorfosi.

Rappresenta l'equilibrio perfetto, la sospensione del tempo prima di riprendere il movimento.

E'  l'individuo fuso con la Natura che riesce a manipolare i 4 Elementi
fondamentali dopo averli ricondotti all'unità originaria.

E'  il genio umano.
Il denso, il numero 4, ricondotto al sottile ossia  il numero 1.

Ricordiamo che il numero 5,  prodotto dalla somma teosofica di 1+ 0+4, rappresenta la quintessenza.

L' Adam Kadmon, l'uomo divinizzato creato attraverso i primi 10 Archetipi, ha raggiunto la stabilità(numero 4) ed il risultato è la piena padronanza della quintessenza, il fluido onnipresente, l'energia eterica che tutto pervade.

Il 14 viene anche chiamato il numero dell'Alchimista che domina perfettamente le 4 Virtù ermetiche, controlla i 4 Elementi fondamentali della vita e può intervenire sulla Ruota del Divenire, operando la più mirabile delle ‘trasformazioni’.

I primi medici greci sostenevano che il quattordicesimo giorno era decisivo in caso di febbre, perchè il paziente o si sarebbe rimesso o aggravato in modo irrecuperabile.

Ai cristiani il 14 ricorda la Passione, con la crocifissione nella quattordicesima luna del primo mese.

Nell'antico Egitto Osiride fu tagliato in 14 pezzi.

A 14 anni gli individui passano un periodo di transizione, dove pare non abbiano identità, poiché il nuovo che li identificherà come individui consapevoli, sta prendendo forma dai resti di un passato ormai finito: la fanciullezza.

Nell'Ebraismo il quattordicesimo Archetipo è espresso dalla lettera Nun con valore numerico (Ghematria) di  50 nella forma normale, e di 700 nella forma finale.

Rappresenta la trasformazione, la trasfigurazione, il mutamento, la rinascita, la crescita e la propagazione.
E' l'irradiazione della propria Energia Prima.

E' il Messia, l'Erede al Trono, il Principe.
E' la lettera che esprime le cose prodotte, create e del successo nel produrle.

E' la rinascita e rigenerazione totale della consapevolezza.

La Nun viene celebrata nell'Ebraismo in accostamento al profeta Giona, che dopo essere stato ingoiato dalla balena, il ventre delle tenebre, tornò a nuova vita, completamente rigenerato, completo.

Giona esce dalla balena ESCAPE='HTML'

E' il sapiente che sa conservare in se stesso un luogo di calma, una dimensione salda, anche in mezzo alla tempesta.

La Nun per la Massoneria è rappresentata dal bagno  dell'onda vivificante: sotto la pietra del santuario centrale sgorga la fonte della vita.

La morte intesa come fine ineluttabile di precedenti stati di coscienza, non è la fine.

E' la possibilità di rinascere spogliati dall'inferiore con una più chiara coscienza di valori prima quasi ignorati, nei quali poi ci si riconosce con grande certezza.

La verità comunicata a parole non rappresenta la trasformazione alchemica di un individuo: sono le circostanze della vita, che mai casuali, conducono il Compagno alla sapienza irreversibile di Maestro.

La Runa che rappresenta il nostro Archetipo è Ingwaz.

Ingwaz  ESCAPE='HTML'

Rappresenta il seme nascosto nella terra che al momento opportuno, germoglierà e il prepararsi invisibile di una nuova forma, spirituale, vegetale, animale o umana.

E' una Runa di isolamento o di separazione in modo da creare uno spazio in cui si possa verificare il processo di trasformazione in stati superiori dell'Essere.

Rappresenta  la fertilità maschile, l'energia potenziale che si deve accumulare gradualmente  prima di essere rilasciata.

Ingwaz contiene all'interno della sua tradizione il vero significato del sacrificio.
Tale sacrificio si verifica quando uno stato di coscienza è chiamato a morire in modo che uno nuovo più evoluto possa cominciare a crescere.

Nell'Ermetismo  alchemico il quattordicesimo Archetipo rappresenta la fonte della giovinezza.

La Nun viene chiamata l'Alchimista perchè tutto il lavoro che si compie per la Grande Opera è basato sulla trasformazione del vile metallo( ossia l'uomo privo di coscienza), in oro( ossia l'uomo cosciente, buddico).

La grande Opera è compiuta quando l'Anima ha subito la serie completa di distillazioni  depuratorie ed è uscita vittoriosa dalle sue prove manifestando così le sue virtù trascendenti.

Deve  distaccarsi progressivamente da se stessa fino all'indifferenza e subire la prova del freddo che spegne nel cuore dell'uomo tutte le passioni meschine.

Ciò che s'innalza dal soggetto morto, si condensa in alto e ricade a pioggia sul cadavere decomposto, che in questo modo viene lavato progressivamente ed imbianca poco a poco.

Il denso ritorna al sottile e risale fino alle origini.

Punto di partenza di ogni trasformazione.

La bianchezza è il segno della riuscita della prima parte della Grande Opera ionica.

Indica che l'individuo ha  purificato la propria anima da tutto ciò che abitualmente lo turba.

Il guaritore del 14° Archetipo, avendo raggiunto un determinato sviluppo nelle proprie intenzioni riesce attraverso l'uso del verbo, a trasformare realmente le sostanze nel significato dato dal nome scelto.

E' il capolavoro della parola e della fede cioè la trasformazione delle cose  pur rimanendo invariata l'apparenza.


Nei Tarocchi la quattordicesima Lama è La Temperanza.

La Temperanza ESCAPE='HTML'

Esprime il fluido vitale universale che l'iniziato attira a sè ed è in grado di trasmettere agli altri.

In questa Lama vediamo questo fluido vitale versato da un'urna d'argento  ad un'urna d'oro.

L'urna d'argento rappresenta l'immaginazione, l'inconscio, l'emozione, il femminile. E' simbolo della perfezione morale, dei tesori dell'Anima e del cuore.

L'urna d'oro è simbolo della ragione e della coscienza, del maschile, della perfezione intellettuale, dei tesori dello Spirito e dei beni indistruttibili.

Il mistero di queste due anfore che sono un tutt'uno in uno stesso individuo, domina tutta la taumaturgia terapeutica, i cui miracoli vengono compiuti con l'aiuto del fluido universale.

Dopo essersi macerato nella profondità delle tenebre sotterranee, il seme libera il germoglio e cominciano ad apparire i colori della vita.

La morte dissolve il contenente per liberare il contenuto che si può rappresentare come un liquido incessantemente travasato da un recipiente all'altro senza che ne vada mai persa una goccia.

I principianti della taumaturgia dispongono frequentemente di un'urna d'oro colma.

Trasmettono ad altri il loro fluido personale e praticano il magnetismo curativo comandando le correnti vitali.

Se non viene rivelata loro l'urna d'argento, rimangono apprendisti sciamani, incapaci di azione continua e quindi, più largamente efficace.

Il vero miracolo dipende dall'estensione della nostra sfera sentimentale ed è alla portata di tutte le Anime pure,fondamentalmente generose.

Il fiore che sta per appassire viene rianimato dall'influenza dell'Angelo delle trasformazioni.

La Temperanza versa il liquido da un’anfora all’altra per operare un’unione degli opposti, in modo da mettere in  comunicazione fra di loro le energie, i fluidi.

Grazie alla sua azione non esistono più energie contrapposte, non esistono più contrari ma soltanto elementi complementari: è il segreto dell'equilibrio.

Osho ci parla del segreto contenuto nella forma matrice della “trasformazione” in questo modo:

“tra due parole c’è sempre un intervallo, per quanto piccolo, impercettibile. Altrimenti le parole non potrebbero essere due, ma diventerebbero una.

Due parole o due note non potrebbero essere due se non ci fosse un intervallo tra loro.

C’è sempre un silenzio, ma bisogna essere davvero consapevoli, e attenti, per sentirlo.

Solo in quel silenzio può avvenire l'incontro, l'unione”.

Shamballah

Shamballah e Nun ESCAPE='HTML'

Il quattordicesimo archetipo segna l'ascesa e l'inizio della possibilità da parte di un individuo di creare con consapevolezza gli eventi della propria esistenza.

Ha lasciato ogni possibile sedimento di parti di sè inferiori ed ora, attraverso la ripresa della vita che è contenuta nel crogiolo della propria coscienza, può creare con consapevolezza gli eventi che desidera.

L'uomo del quattordicesimo archetipo non è più un uomo comune, ha lasciato ogni possibile egoismo, ogni possibile traccia di ciò che era inferiore e quando opera consapevolmente nel mondo lo fa sempre per un fine più evoluto.

Opera con calma e ponderazione con la consapevolezza che ogni azione determina sempre un effetto che se non ben calcolato, potrebbe avere conseguenze pesanti nella sua vita ed in quella di coloro che entrano in contatto con lui.

E' il signore delle operazioni alchemiche superiori: non agisce d'istinto ma sempre guidato da un bene superiore.

La direzione che darà agli eventi della propria vita è quindi ben calcolata e ciò che porterà nella collettività è la sua esperienza ed il suo discernimento che opereranno, semplicemente in virtù di ciò che egli è.

E' un generatore di ricchezza e benessere per tutti.

Ha un'energia potenziale infinita che viene avvertita da chi lo circonda ma non viene temuta in quando proveniente dai piani più evoluti della Creazione.

L'uomo che incarna il 14° archetipo quindi, è un uomo che viene ascoltato e la cui presenza genera sollievo nelle Anime stanche di chi si scontra ogni giorno con le energie più basse dell'evoluzione.

La guarigione che riesce ad operare attorno a sé è di tipo sottile e se viene indirizzata in modo mirato e cosciente è in grado di operare veri miracoli.

Come del resto, molti mistici della storia, hanno saputo fare.

Da dove proveniva la loro capacità taumaturgica?

Dal “luogo” in cui loro stessi si trovavano, dal “luogo” divino in cui la Fonte stessa dona energia in abbondanza a tutti.

Essere in quel “luogo” significa poter operare con pieno discernimento   guarigioni anche collettive, per l'intera umanità.

E' un mago, un adepto capace e responsabile, un alchimista che ha ottenuto la possibilità di operare con l'Energia onnipresente.