21) Il ventunesimo Archetipo SHIN funzione TRASLANTE

Shin ebraica ESCAPE='HTML'

Il seguente lavoro è nella prima parte una ricerca tratta da vari testi ed autori con l'aggiunta di ampie riflessioni personali, conseguenza del trovarci nella via ionica del viaggio fra gli Archetipi. La parte finale è come sempre dedicata alle parole dei Maestri di Shamballah che chiarificano e completano l'intero lavoro.

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Siamo giunti al penultimo Archetipo della nostra ricerca, la SHIN, che ci donerà la decodificazione della forma TRASLANTE.

Lettera Shin ESCAPE='HTML'

Il moto traslante indica il trasferimento da un luogo all'altro, è il moto di un corpo attraverso cui un qualsiasi segmento, congiungente due punti di esso, si sposta mantenendosi sempre parallelo a se stesso.

Abbiamo già visto all'inizio degli Archetipi il moto rotatorio a cui si è aggiunto ora quello traslante e pur essendo solo due muovono tutte le cose dell'universo.

In realtà la traslazione è un effetto di un movimento rotatorio talmente ampio, da muoversi lungo una retta; difatti quando con un compasso disegniamo cerchi sempre più grandi otteniamo gradualmente le caratteristiche della traslazione piuttosto che della rotazione.

Moltissime cose si spostano in linea retta, per esempio la Terra che oltre ad avere un movimento di rotazione ne possiede uno di traslazione.

Anche la luce del Sole procede in linea retta ed attraversa lo spazio.

I concetti, come per esempio le metafore ed i simboli, sono forme traslate poiché portano da un “luogo concettuale” ad un altro, simile ma più profondo.

La Shin è l'Archetipo che rivela attraverso il corpo reso cristallino, quindi puro, difatti l'etimologia del sostantivo “traslato” è:

tras : al di là

lato: la parte che sta nascosta (definizione data dai vecchi glossari).

Ad indicare che la parte nascosta (dell'Anima) viene rivelata totalmente.

Rappresenta la funzione trasferente, trasportante, il trasmettere da un luogo, persona o cosa all'altro, è il passaggio, la propagazione, la comunicazione (si trasla il verbo da una sede all'altra), è il passare attraverso, la trasfigurazione, la metamorfosi.

E' il compimento, l'apoteosi, la ricompensa, il successo, la fortuna, il coronamento dell'Opera. E' l'integrità assoluta, l'estasi, la veggenza, il mistero che si rivela all'Anima.

L'uomo che ha viaggiato fra gli Archetipi ha circoscritto e completamente compreso parte dell'Infinita Conoscenza cosmica.

Con la Shin l'alchimista si è reincarnato in un corpo differente, completamente rinnovato, mentre è ancora in vita.

Nel ventunesimo Archetipo abbiamo la redenzione compiuta, la reintegrazione nell'unità divina, la materia completamente spiritualizzata, glorificata, divinizzata. E' il Regno di Dio, la Gerusalemme Celeste, la perfezione realizzata.

E' l'androgino completato in amore, saggezza, perfezione, il cui pensiero

non si espande solamente come i pensieri di tutti gli uomini,

non si concentra solamente come i pensieri di tutte le donne,

ma va e viene, si espande e si concentra, sa dove andare, sa dove venire.

La Shin rappresenta il microcosmo ed il macrocosmo fusi in un'unica cosa, la Papessa ed il Mondo riunite come unica consapevolezza:

la Papessa era il Mistero che richiedeva di essere penetrato,

il Mondo l'Assoluto che si rivela nell'estasi.

E' l'ultimo ternario iniziato con il diciannovesimo Archetipo che è stato la causa dell'effetto che viene reso evidente e concreto (nella coscienza dell'Iniziato) dalla Shin.

19° Spirito

20° Anima

21° Corpo

Ho parlato di evidenza nella coscienza dell'Iniziato perché durante lo studio di questo Archetipo ho compreso che l'oggettivazione nella materia, ossia la proiezione, avverrà solo con il 22° Archetipo.

Nel ventunesimo avviene l'oggettivazione, ma solo a livello del pensiero dell'Iniziato, come ben insegna del resto il terzo Archetipo, la Ghimel, di cui il 21° è multiplo e specchio.

Con la Shin abbiamo raggiunto inoltre il compimento della Legge del Ternario in correlazione a tutti gli Archetipi: il terzo settenario è completo.

Abbiamo ottenuto l'oggettivazione, la conseguenza della causa messa in moto dal primo settenario nel livello assoluto.

Il triplice settenario così si legge:

I tre Settenari ESCAPE='HTML'

Lo Spirito è stato la causa, (l'origine),

che ha operato attraverso l'Anima, (che ne è stata il mezzo),

per ottenere l'effetto, ossia un nuovo corpo sublimato.

Abbiamo raggiunto quindi con la Shin l'Opera compiuta e realizzata in tutti i tre mondi: spirituale, animico e corporeo.

E' proprio a questi tre mondi che Ermete Trismegisto si riferisce nella sua famosa Tavola Smeraldina, quando afferma :

“È per questo motivo che venni chiamato Ermete Trismegisto, perché possiedo le tre parti della filosofia del Mondo.”

Il mito associato alla Shin è quello della fenice e lo ritroviamo in ogni cultura, in quella greca, romana, egizia, ebraica ed araba.

Questa creatura leggendaria quando vedeva l'approssimarsi della propria fine costruiva un nido di legno e resine aromatiche che esponeva ai raggi del sole perché bruciasse.

Nelle fiamme si consumava cantando una canzone di rara bellezza e dalle ceneri nasceva l'uovo della nuova fenice.

Non si tratta solo di morte e resurrezione attraverso il fuoco perché la fenice fa tutto da sola: muore, si ingravida e rinasce come un unico Essere non duale.

Rappresenta quindi l'affermazione sotto forma di mito della non esistenza della morte quando un Essere non è spezzato, non è duale.
 

Fenice significa letteralmente l'iniziatore, è lo ierofante che rivela i misteri ultimi e noteremo nel proseguo del lavoro che è proprio questo Archetipo che rappresenta in terra l'istruttore di misteri, colui che conosce perché sa e non perché legge.

La lettera dell'alfabeto che rappresenta la Shin è la W, sebbene alcuni autori l'associno alla U.

Lettera W ESCAPE='HTML'

Osservando la lettera negli alfabeti antichi di tutto il mondo infatti, notiamo che la forma è identica alla W ed anche molto più simile alla Shin ebraica;

in tutte le lettere, inoltre, è presente l'elemento tre, il Ternario completo.

Il fatto che nell'alfabeto italiano non sia una lettera usata, se non nelle parole di origine straniera, non deve stupirci visto che la cultura dominante non era certo promulgatrice di ciò che il ventunesimo Archetipo rappresenta spiritualmente.

E' interessante notare come la doppia V venga utilizzata per indicare la piena vittoria, che poi è ciò che la Shin rappresenta.

Nell'alfabeto egizio la w è figurata da un pulcino di quaglia da cui deriva il verbo quagliare, cagliare ossia il coagularsi di un liquido lattiginoso in un solido bianco: è un concretizzarsi, un realizzarsi nettamente, esattamente ciò che esprime la Shin.

Il numero associato alla Shin è il 21.

Numero 21 ESCAPE='HTML'

Secondo la numerologia simboleggia la saggezza divina, specchio della luce eterna, la quale, grazie alla sua purezza, attraversa e penetra ogni cosa.

E' il numero della fedeltà, della fiducia e della lealtà, del coraggio, delle amicizie vere, delle leggi e dei diritti civili. Al numero ventuno sono collegate anche le azioni coraggiose, la difesa dei più deboli ed il mantenimento delle promesse.

Ventuno è il prodotto di 7×3, due numeri sacri, perciò richiama la perfezione, le azioni sante e coraggiose, la pienezza.

Simboleggia la terna del cammino umano che si conclude col 21 ed è il numero dei grandi Maestri dell’umanità, dell’armonia della creazione, di Dio e del Tempio.

I chakra sono 7 maggiori, 21 medi e 49 minori: notiamo che abbiamo ancora un ternario di multipli di 7.

21 è il numero di volte che viene intonato il Mantra Om durante l'Aumkara, un’antica pratica induista.

Abbiamo i ventuno papiri appartenenti al libro alchemico di Abramo.

I testi sumerici narrano di un padre degli Dei chiamato Anu che dimorava in un "luogo puro" e ne era sovrano. Nella dinastia precedente ad Anu, vi erano invece 21 coppie divine sul trono del "luogo puro".

Il 21 era un numero mistico per i Pitagorici poiché è il prodotto di 3 x 7.

Nell’Apocalisse la parola "potere" ritorna 21 volte.

Il quadrato magico di Allah contiene al suo interno il quadrato magico di 21.

Quadrato magico di Allah e quadrato magico di 21 ESCAPE='HTML'

E' il sesto numero triangolare e l'ottavo termine della sequenza di Fibonacci.

21 grammi rappresenta il peso che una persona perde al momento della morte e viene ritenuto il peso dell'Anima.

Secondo la scienza ufficiale, come ha da sempre affermato l'esoterismo, il fisico dell'essere umano rinnova integralmente le proprie cellule ogni 7 anni ed a 21 anni il corpo cessa di crescere e l'individuo entra ufficialmente nell'età adulta.

Il 21 esotericamente viene associato al Sole e rappresenta coloro che sono chiamati a plasmare il destino del loro tempo ed a trovare le risposte per tutto.

Nel tempo attuale, è da notare, stiamo attraversando il XXI secolo.

Non possiamo non menzionare in questa carrellata i Maya che grazie alla precisissima matematica a spirale dei loro calendari calcolarono la fine di un'era e l'inizio di una nuova il giorno 21 Dicembre 2012; in quel giorno predissero che l'umanità avrebbe subito una profonda trasformazione.

Il calcolo derivava dal fatto che il meridiano del Sole, in quel giorno predetto, avrebbe attraversato l’equatore galattico e l’allineamento della Terra avrebbe coinciso con il centro della galassia.

Possiamo anche giocare con gli Archetipi e vedere se il numero 21 corrisponde alle cifre interessate:

20 ed 1 rappresentano la forma perfezionante che entra nell'unità.

19 e 2 rappresentano la forma congiungente che si apre nella conoscenza.

18 e 3 rappresentano la separazione che viene idealizzata, compresa.

17 e 4 rappresentano l'espansione della forma che diviene stabile.

16 e 5 rappresentano la forma corrispondente che prende vita.

Continuate voi e vedrete che non c'è nessun errore nel proseguo del discorso.

 

Shin nell'ebraismo è una delle tre lettere Madri (Aleph, Mem, Scin ): tutta la creazione è basata sui Tre Principi della materia, conosciuti nel modo in cui li definisce l'Oriente come Yin (femminile), Yang (maschile) ed equilibrio YinYang (unione).

E' la lettera più armoniosa e simmetrica, simbolo dell'Anima in equilibrio e colma di grazia.

Shin animata ESCAPE='HTML'

E' simmetrica in quanto la parte destra si è sviluppata come la sinistra, l'alto come il basso, unite da un pensiero più e più volte rettificato.

E' la Lettera della sapienza che consiste nell'improvvisa rivelazione di qualcosa che precedentemente era avvolto nel mistero ed è quindi piena manifestazione dell'intelligenza femminile, intuitiva, ad opera del maschile.

Rappresenta il valore reale di ogni avvenimento e cambiamento quotidiano e la sua comprensione è in grado di creare equilibrio.

E' l'unità del Tre nell'Uno, come simboleggia la sua forma.

Con la Shin abbiamo raggiunto l'evidenza completa e concreta del femminile.

Un’antica scrittura sanscrita parla di un diabolico navigatore, (o di un serpente o di un drago) che spinto dalla corrente avanza imperturbabile sulla sua nave, rappresentando così il moto traslatorio, cosmico, la grande corrente.

La forma della Shin ebraica si ritiene derivi dal disegno della nave egizia funeraria che trasportava e traslava il defunto nel Luogo degli Dei ove vi erano tre alberi: il “sinistro”, il “destro” ed il “mediano”, quello dell’equilibrio.

Infatti la sua forma è composta da tre linee verticali che rappresentano le 3 colonne, i pilastri delle Sephiroth, unificate fra loro dal tratto orizzontale.

I tre pilastri dell'Albero della Vita corrispondono alle tre vie che ogni essere umano ha davanti:

l'Amore o la Grazia, a destra, il femminile,

la Forza o la Severità, a sinistra, il maschile,

e la Compassione, al centro, la risultante che le mette in equilibrio.

Solo la via mediana, chiamata anche "via regale", è in grado di unificare la polarità.

Sephiroth e Shin ESCAPE='HTML'

Il primo significato che viene attribuito alla Shin è dente poiché la sua forma ricorda quella di un molare; questo dente infatti, attraverso la masticazione, frantuma il cibo e lo trasforma in energia per le cellule.

Simbolicamente rappresenta la forza posseduta dall'Iniziato grazie alla quale è in grado di traslare le esperienze della vita in ricchezza interiore, in conoscenza, in capacità di apprendere e quindi di insegnare.

Un altro significato che viene dato alla Shin è quello di fuoco in quanto molti importanti autori ebraici affermano la congruenza fra la Shin e la S'in che sta a significare luce, fuoco, scintilla, sole, poiché entrambe hanno valore (nella ghematria) pari a trecento.

E' il fuoco che trasforma l'essere umano, la combustione della “morte” che brucia e trasferisce da una dimensione all’altra, dalla solida a quella eterea energetica, elettronica.

Rappresenta la forza che ci fa vedere ed agire.

Indica la manifestazione nella realtà ed il potere divino, ma anche la corruzione; questo perché se l’uomo è impuro non sarà detentore del fuoco interiore correttamente incanalato, ma un semplice combustibile per le fiamme.

Difatti questo Archetipo, quando è vissuto, e non solo imparato intellettualmente, viene dopo il ventesimo nel processo di ascensione che come visto rappresenta la funzione “perfezionante”.

Nel 20° Archetipo abbiamo compreso che tutto è impermanente, anche la conoscenza, che la perfezione è in continuo divenire e l'uomo che ha davvero introiettato questa funzione, non cadrà mai nella superbia della propria sapienza, diventando quindi combustibile per le fiamme.

Shin è il Sole, il movimento dell’esistenza intera che vivifica tutti gli uomini, gli animali, le piante, le cose, nel microcosmo e nel macrocosmo.

E' la Lettera che permette di modellare la nostra realtà secondo i nostri sogni e desideri grazie alla sua energia di fuoco.

Il valore numerico della Shin per la ghematria è 300, la cifra della sapienza. 'Ruach Elohim (lo Spirito di Dio) vale 300.

Numero 300 e Shin ESCAPE='HTML'

E' l'Uomo Terrestre che si contempla perfettamente nell'Uomo Celeste.

Trecento esprime l'uomo perfetto nel pensiero (Qoph), nella parola (Reish) e nell'azione (Shin), avendo raggiunto ognuna di queste dimensioni il 100% (3 X 100).

Rappresenta il potere spirituale che pone ordine alla dispersione di energie causata dalla dualità espressa dal 200 (Reish).

E' l'uomo che si organizza per diventare una causa che agisce, un agente autonomo e libero. E' la vittoria dell'Anima sulle forze del male.

Nella lettura esoterica dei numeri a tre cifre, come oramai abbiamo imparato, i primi due numeri corrispondono a ciò che si possiede ed il terzo a ciò a cui si aspira.

Leggendo quindi il numero 300, per la ghematria, abbiamo il 30 (Lamed) ossia l'uomo che ha raggiunto un nuovo limite massimo e che aspira a congiungersi al Nulla/Tutto (0) che avverrà nell'ultimo gradino degli Archetipi, il ventiduesimo.

 

Esiste una pianta sempreverde, il “Ficus golmerata”, un loto di enormi dimensioni che sboccia ogni 300 anni ed annuncia la nascita di un Buddha, episodio che avvenne prima della nascita di Gautama.

Per i Venda il primo uomo si chiamava Yima, un non-nato, ma fu il primo che morì quando avvenne la separazione in maschio/femmina.

Egli, si racconta nei Libri Zend, costruì il primo uomo della Terra impastandolo con le mani e dominò il nuovo mondo governandolo per 300 inverni.

 

In alchimia con la Shin siamo giunti all'Opera compiuta che ha prodotto l’uomo trascendente, chiamato dai tibetani uomo con “l'Anima di Diamante”, un nome del Buddha Celeste.

E' la completa traslazione dello Spirito superiore nel corpo e quindi abbiamo un uomo in terra con un corpo completamente rigenerato.

Rappresenta l'immortalità, l'incorruttibilità assoluta, l'integrità, il compimento, l'armonizzazione, la gioia, il raccolto, l'individuazione del Sé Superiore.

E' pienezza, apertura alla vita, spiritualità, armonia, tolleranza, rispetto, alleanza, pace interiore, amore universale, amore per se stessi, accettazione, vitalità, profondità.

Il simbolo del compimento della Grande Opera è rappresentato da un triangolo con la punta rivolta verso il basso e sormontato da una croce ed è espresso dall'acronimo:

INRI

Igne Natura Renovatur Integra ( la Natura non corrotta si rinnova per mezzo del Fuoco).

Simbolo compimento Grande Opera ESCAPE='HTML'

E' lo stadio in cui la materia si ricompone fissandosi nel “Corpo di Gloria”, è la sua spiritualizzazione per discesa del Fuoco Celeste, è la sublimazione.

La sublimazione viene ripetuta più e più volte, come ogni altra precedente fase, fino alla completa purificazione, il cui effetto è la centralità della coscienza nella propria Anima e nel proprio corpo e la nascita della fenice, che corrisponde nel linguaggio alchemico alla tintura solare o all'elisir rosso.

Viene chiamata Opera al Rosso, Suprema Grande Opera, Opera mistica, Via dell’Assoluto, Via della Fenice e porta l'individuo alla conciliazione degli opposti attraverso una sintesi superiore per raggiungere il vero Sé.

Prendendo consapevolezza delle proprie contraddizioni, attraverso la distillazione progressiva delle proprie esperienze di vita, ha preso via via forma un senso di centralità.

I composti che la Natura presentava pieni di impurità sono stati sciolti per raggiungere il metallo perfetto, che in alchimia viene associato all'oro essendo questa pietra la più preziosa di tutte.

Dal coito del Re e della Regina nasce il Rebiz, l'Androgino Coronato, l'immortale che ha ogni potenza e va al di là del due.

Non manca che l'ultima resurrezione, quella del Cristo, nel prossimo Archetipo, ossia l’unione dell’Io al Tutto.

L'Opera al Rosso ha dato vita ad un individuo completamente rinnovato in ogni sua cellula: mentre la sua coscienza si espandeva ed ascendeva, atomi di ordine più evoluto e dimoranti sul piano spirituale, rimpiazzavano quelli vecchi e pesanti.

Nella Rubedo viene manifestata la Pietra Filosofale, ossia l'Iniziato incarna la conoscenza salvifica.

Il mistero della pietra filosofale si riassume graficamente in un quadrato che racchiude il ternario:

Zolfo, principio maschile,

che agisce sul Mercurio principio femminile,

attraverso il Sale, principio unificante.

Il tutto è dominato da una croce che ricorda quella dell'Antimonio, ma che è in realtà una donna alata, l'Anima, vittoriosa su tutto ciò che è inferiore.

Simbolo del mistero della Pietra Filosofale ESCAPE='HTML'

Lo Spirito in alchimia viene rappresentato dal Fuoco che è Luce e simbolo dell'illuminazione e che è stato autore e generatore di in ogni fase di trasmutazione dell'Opera.

Nella Shin, però, diventa manifestazione sul piano fisico, si solidifica: tutti i piani, fisico, animico e spirituale sono ora un'unica cosa.

Il Fuoco, dopo avere realizzato la sostanza sottile, ha reso possibile la formazione della “Polvere di Proiezione”.

La materia è trasmutata in un composto stabile, color rosso vivo, senza impurità, chiamato in vari modi ma finalmente manifesto: pietra filosofale, polvere di proiezione, elisir di lunga vita.

Tale composto è in grado di proiettarsi sui metalli comuni per trasmutarli a loro volta.

Il che significa che l'individuo che ha raggiunto questo stadio di “proiezione di se stesso”, è in grado di trasformare con la sua presenza ogni Essere con cui interagisce: è quindi “il Maestro in terra”.

Perchè è chiamata Opera al Rosso?

Il rosso ha una forte valenza evocativa che richiama il colore del sangue e della vita terrena e quindi l'accento viene posto non sul ritorno al cielo, ma sulla manifestazione dello Spirito in terra.

Il rosso corrisponde in linea generale alle passioni ed agli eccessi che conducono molto spesso l'uomo alla perdita di se stesso ed in questo caso è diabolico; ma qui il rosso è stato sublimato, è un colore rigenerato.

L'ardore passionale che brucia nell’athanor degli alchimisti rappresenta il segreto, il mistero vitale nascosto nel fondo delle tenebre che è stato incanalato verso l'alto e trasformato: non è quindi più un rosso terreno, ma celeste.

C'è un fuoco che consuma ed un fuoco che vivifica: il fuoco nei camini consuma, mentre il fuoco che non brucia è invisibile e si trova negli alberi, nelle pietre, nel sole, nell'uomo, ovunque nell'universo insegnava il Maestro Aivanhov.

Il piccolo fuoco è il simbolo, la proiezione astrale, del Grande Fuoco Vivificante. Il Fuoco viene chiamato anche Luce dagli Iniziati di tutto il mondo.

Il Fuoco incanalato correttamente è il mezzo attraverso cui può avvenire la trasmutazione oppure, come ben insegna il quindicesimo Archetipo, la perdizione.
 

Perchè gli alchimisti associano la forza vitale dello Spirito al fuoco?

Prima di tutto perché è uno dei mezzi di trasformazione più efficaci, nulla gli resiste ed è per questo che la tradizione iniziatica insegna che per trasformarsi gli Esseri devono necessariamente passarvi attraverso.

Quando il fuoco incontra l'aria si sprigiona una sostanza, una quintessenza, che è lo Zolfo.

Quando l'aria agisce sull'acqua nasce il Mercurio.

Quando l'acqua agisce sulla terra si forma il Sale.

E' lavorando con lo Zolfo, il Mercurio ed il Sale che l'alchimista raggiunge la Pietra Filosofale.

E' Il Fuoco sacro raggiunto, il centro del cerchio, il Luogo sacro, inviolabile, incorruttibile ed inattaccabile, il punto d'incontro delle 4 forze, la piena potenza dell'Essere rinato.

E' l'uomo diventato Fuoco Vivente, capace di dare il primo posto allo Spirito ovunque si rechi, portando amore, saggezza e producendo effetti benefici su coloro che lo circondano.

L'Io è divenuto padrone del proprio mondo: si riconosce guardandosi e si accetta trovando la pace in se stesso e quindi portandola ovunque vada.

La completa visione della propria Anima liberata permette all'Iniziato di agire sulle cause invece che essere vittima degli effetti che le impurità causavano nella sua vita.

R. Guénon affermava: “L’Essere non è affatto assorbito quando ottiene la liberazione, anche se così può sembrare dal punto di vista della manifestazione per la quale la trasformazione appare come una distruzione. E' invece dilatato oltre ogni limite poiché ha effettivamente realizzato la pienezza delle proprie possibilità.

Il motto alchemico dell'intero processo è stato: “solve et coagula”, cioè “dissolvi e solidifica”.

 

Per i Massoni la Shin porta alla realizzazione dell'Opera compiuta: il maschile ed il femminile uniti e perfettamente equilibrati in quello che viene chiamato “mistero del bilanciamento”.

Massoneria e lettera Shin ESCAPE='HTML'

Il Tempio è terminato, è sorto l'uomo Dio, rinato ogni volta dalle proprie innumerevoli morti che lo hanno portato all'unione degli opposti, maschile e femminile.

Possiamo ben dire che lo Spirito di Dio è traslato completamente nell'adepto dopo lo scrupoloso lavoro di arte muratoria.

Con il gesto del “Rebis”, la mano aperta con dito anulare e medio uniti, ad indicare le nozze degli opposti (anulare) e perfettamente bilanciate (medio),

i Massoni, profondi conoscitori della scienza alchemica, annunciavano al mondo che poteva comprendere l'androginia conquistata.

Segno del rebis

 

 

Le opere in cui troviamo questo gesto

sono innumerevoli sia per quanto riguarda l'arte moderna,

che antica,

che in fotografie di personaggi più o meno famosi.

Nei Tarocchi la Shin è espressa da “Il Mondo” che porta il numero XXI, il più alto, poiché l'ultima Lama è priva di numero o meglio, è lo zero.

E' il mondo interiore che viene traslato in modo completo, senza ombre, nel mondo esteriore.

Tarocchi Il Mondo e Shin ESCAPE='HTML'

E' essere a casa nel proprio sé, l'indipendenza interiore, il paradiso mentale.

Il caos iniziale è finalmente divenuto mondo, cosmo.

Non è più la Ruota della Fortuna mossa dagli eventi esterni, ma una ruota mossa da noi stessi, a ragion veduta.

Il Mondo rappresenta la Grande Opera compiuta, il piano divino realizzato in ogni mondo, il Tempio terminato, la realizzazione, la conoscenza suprema, la vittoria, il successo, la gioia e la prosperità.

Il fedele Ricercatore della Verità, rappresentato dal Bagatto all'inizio dell'Opera, viene qui ricompensato per ogni sua fatica poiché è ammesso a vedere, senza più alcun velo, la propria Anima e quindi quella del mondo intero.

Si dice infatti: “conosci te stesso e conoscerai il mondo”.

E' l'Anima svelata nel mondo della forma grazie all'opera dello Spirito; le tre realtà, Spirito, Anima e Corpo, sono traslate in un'unica realtà nella coscienza dell'Iniziato.

La proiezione della coscienza, svelata per ora unicamente nel pensiero dell'Iniziato, avverrà solo nella 22° Lama ed essendo una coscienza priva di sedimenti proietterà null'altro che puro Spirito.

Abbiamo ottenuto in questa Lama la realizzazione completa dell'unione degli opposti annunciata dall'Angelo del Giudizio nella ventesima Lama.

La figura centrale è una giovane donna che sembra danzare al centro di una triplice corona di alloro, simbolo di trionfo e, come oramai abbiamo compreso, il numero tre qui indica il Ternario ed il Settenario conclusi.

Nel Mondo è avvenuta l'evoluzione della seconda Lama, la Papessa: notiamo infatti che mentre la prima figura femminile era completamente vestita, simbolo di ciò che ancora deve essere scoperto, qui, la stessa fanciulla è svelata ad indicare che il mistero è risolto.

La sua quasi totale nudità allude anche alla purezza raggiunta.

Il drappo di seta rossa che la copre lievemente e svolazza dietro di lei mentre procede in avanti, pur rimanendo sempre nello stesso punto, insegna che non esiste una fine nella conoscenza, motivo per cui il sesso è parzialmente coperto.

Mano a mano che Lei , l'Anima del mondo, procede in avanti nella ruota senza fine, lascia dietro di sé nuova conoscenza e neppure i grandi Maestri raggiungeranno mai “la fine”, perché essa non esiste.

In una mano la giovane regge due bacchette (principio attivo e passivo ossia il femminile ed il maschile) rivolte verso l'alto, in modo da magnetizzare i fluidi vitali.

L'altra mano è rivolta verso il basso per disperdere l’energia raccolta dal Creato e questa posizione delle braccia riassume l'insegnamento di Ermete “come in alto così in basso”.

L'ovale della corona di alloro rappresenta il mondo interiore dell'Iniziato circoscritto, ossia la sua Anima e tale forma l'abbiamo studiata nel quattordicesimo Archetipo, ad indicare l'impermanenza, la trasformazione di ogni cosa.

Le foglie della ghirlanda sono trattenute, in alto ed in basso, da due nastri incrociati, simbolo dell'energia donata sia dal mondo superiore che inferiore.

Quattro figure all'esterno della corona formano una quadratura ad indicare che ciò che si trova all'interno (l'Anima), è solido, concreto, oggettivo e “perfettamente inquadrato” (quarto Archetipo Dalet, funzione solidità).

I quattro simboli rimandano ai quattro elementi: terra, acqua, aria e fuoco;

il quinto elemento, l'etere, si trova all'interno ed è centro catalizzante degli altri 4.

 

Othila è la penultima Runa nell’antico FUTHARK e raffigura un recinto che racchiude uno spazio delimitato, ma con un’idea di direzione.

E' la Runa dell'acquisizione del desiderio.

Othila ESCAPE='HTML'
Runa Othila ESCAPE='HTML'

E' lo spazio della dimora familiare, dei beni della famiglia, in senso metafisico di ciò che l'Anima contiene.

Esprime la completa visione della propria Anima, libera dalle ombre e quindi la capacità di dirigere con consapevolezza il proprio destino.

Significa patrimonio, eredità, luogo natale, è il potere spirituale ancestrale, il paradiso in terra, la giusta comprensione globale dell'unità, la sicurezza.

E' la Runa della prosperità materiale, del benessere, della libertà conseguita grazie alla perfetta integrazione dell'individuo con se stesso e con l'ambiente.

Viene anche chiamata “l'ultimo guardiano della soglia” ed indica la fine del viaggio e l'ingresso nel regno degli Dei; è il ritorno a casa del “Salvatore” poiché colui che la incarna ha sanato precedenti situazioni karmiche in se stesso, ma anche nell'Anima familiare e collettiva.

Bert Hellinger, fondatore del metodo delle Costellazioni Famigliari, afferma che quando un membro della famiglia viene escluso, dimenticato, o trattato ingiustamente, nelle generazioni successive vi saranno delle conseguenze fino a quando non verrà reintegrato al suo posto.

Il raggiungimento di questa Runa, quindi, rappresenta il superamento del Karma, l'Anima liberata e traslata in una nuova dimensione.

 

Ho serbato la parte geometrica per ultima perché volevo avere chiara la funzione della Shin per poterla applicare alla geometria conosciuta dalla nostra scienza.

Dapprincipio mi ero orientata verso il toroide, ma i Maestri di Shamballah mi hanno invece dirottata, con un loro suggerimento, verso il tesseratto. Il tesseratto è una figura geometrica, un ipercubo, appartenente allo spazio a 4 dimensioni.

Tesseratto ESCAPE='HTML'

Ci aiuta la storia narrata nel libro Flatlandia, dove l'autore immagina di essere un quadrato che vive in una dimensione, quindi, unicamente piana, come in un foglio di carta.

Il nostro quadrato ad un certo punto incontra una sfera, ossia un oggetto tridimensionale (e possiamo definirla come il suo Sè Superiore), che gli spiega che esiste una dimensione oltre quella da lui percepita, introducendolo quindi alla tridimensionalità.

Per spiegare il tesseratto, ossia un cubo che viene traslato nella 4D, partiamo da un punto, che rappresenta la dimensione zero.

Quel punto non potrà mai vedersi perché per farlo avrebbe bisogno di un altro punto che gli mostrasse se stesso, ma due punti diventano già una dimensione superiore; non sarebbe più una dimensione zero.

Tesseratto e le  quattro dimensioni ESCAPE='HTML'

Due punti, quindi il punto che si sdoppia, danno origine alla dimensione prima e formano uniti un segmento.

Il segmento però cosa potrebbe vedere nella sua dimensione?

Sempre e solo punti, ossia la dimensione inferiore alla sua; anche se il segmento fosse infinito, lui potrebbe muoversi solo su se stesso, avanti ed indietro e vedendo solo un punto di quel segmento, quello davanti a lui o quello dietro di lui.

Quando il segmento si sdoppia, quadruplica, ed otteniamo il quadrato che ha creato una nuova dimensione, la seconda.

Ora abbiamo la dimensione di un piano.

Se noi fossimo quel piano cosa potremmo vedere nel piano stesso? Sempre e solo segmenti, linee, rette e punti, ossia le dimensioni inferiori.

Per riuscire a vedere la figura piana in cui ci troviamo dovremmo creare un'altra dimensione uguale a quella in cui viviamo, ma facendolo, noi avremmo aumentato le dimensioni e quindi creato un'altra figura.

Quando il quadrato si sdoppia, creando sei facce parallele unite le une alle altre, otteniamo una figura tridimensionale, il cubo e siamo nella terza dimensione.

Continuando il nostro ragionamento però, in modo analogo ai precedenti, sappiamo che se noi fossimo nella terza dimensione potremmo vedere solo quello che è contenuto nelle dimensioni inferiori, quindi punti, rette e piani.

Tutto questo ragionamento ci porta a comprendere che noi che vediamo gli oggetti tridimensionali in realtà, con la coscienza, ci troviamo nella quarta dimensione, altrimenti non potremmo scorgerli, come invece accade.

Lo stesso ragionamento si può fare all'infinito nelle altre dimensioni: nella quinta dimensione potremo vedere oggettivamente gli oggetti contenuti nelle altre quattro, non la quinta dimensione. E nella sesta quelli contenuti nelle precedenti e così via.

 

Abbiamo capito che un cubo è ottenuto traslando perpendicolarmente a se stesso un quadrato al di fuori del piano che lo contiene, esattamente come un quadrato è la traslazione di un segmento lungo una direzione ad esso perpendicolare.

Analogamente un ipercubo quadridimensionale si ottiene traslando perpendicolarmente a se stesso un cubo al di fuori del piano (della dimensione) in cui è contenuto.

Tornando al nostro tesseratto, quindi, viene formato da un cubo a tre dimensioni che si è sdoppiato, per creare una nuova forma e quindi una nuova dimensione, ed è formato da otto cubi uniti fra loro ed invisibili a noi nella loro interezza: noi vedremo sempre e solo oggetti tridimensionali dalla quarta dimensione.

Ecco il motivo per cui i Maestri mi hanno suggerito questa forma geometrica dello spazio quadridimensionale relazionata alla Shin: prima di tutto perché è la forma più stabile e più semplice conosciuta nell'iperspazio, essendo quadrato e cubo negli spazi a dimensione inferiore, come ben sappiamo, le forme stabili della Creazione.

Noi sappiamo inoltre, dal nostro studio sulla Shin, che l'Iniziato dopo un lungo lavoro alchemico ha riunito le due parti di se stesso in un nuovo Essere androgino, perfettamente bilanciato nel suo femminile e nel suo maschile e diverso da quello che era in precedenza, perché più cosciente.

Questo nuovo Essere riunito, per vedere se stesso, si sdoppia nuovamente creando una nuova dimensione superiore alla precedente, quindi un nuovo se stesso; ossia una nuova figura geometrica rappresentata dal tesseratto.

Abbiamo quindi dato origine con il ventunesimo Archetipo, ad una nuova dimensione dell'uomo, tutta da vivere da scoprire, l'abbiamo oggettivata, perlomeno nella coscienza, ora è visibile.

Siamo anche entrati però, in una nuova necessaria dualità: nella quinta si trova la coscienza dell'individuo, nella quarta l'ombra, la manifestazione duale.

Anche numericamente possiamo capire che è così: il 21 è il 2, che rappresenta l'androgino, la forma sdoppiata che diventa nuovamente 1, creando una dimensione superiore, un nuovo inizio tutto da esplorare in una forma differente e più ampia.

Inoltre il tesseratto è formato da 8 cubi, ossia un 2 alla terza ed anche qui notiamo il due, l'uomo duale, che ha riunito le tre parti della filosofia del mondo, rendendole visibili e ha quindi creato una realtà nuova, oggettiva, una nuova dimensione da esplorare come Essere dotato di questa conoscenza.

 

Rilassiamoci ora con un pensiero di Osho che richiama la Shin:

Nel mondo esistono due tipi di creatori. Uno opera con gli oggetti: un poeta, un pittore operano con gli oggetti, creano qualcosa; l'altro, il mistico, crea se stesso.

Egli lavora su di sé, col proprio essere e lui è il vero creatore, il vero poeta, poiché fa di se stesso un capolavoro.

 

Shamballah

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Siamo approdati a questo entusiasmante Archetipo che è apportatore di grazie e maestà sul Tutto.

Vogliamo aggiungere un particolare che non è stato completamente esaustivo nel lavoro svolto.

Quando si arriva alla Shin accadono due cose: la prima è come hai ben descritto, un momento di trapasso e di chiara visione del significato di unione della coppia antagonista.

Il secondo punto riguarda essenzialmente ciò che viene dopo questo passaggio: quando la polarità ormai unita si sdoppia, dà il via ad una terza forma che le comprende entrambe e questa forma viene immediatamente traslata in un piano differente che necessariamente verrà vista dal piano inferiore sdoppiata.

Vogliamo dire che in questa nuova dimensione la coppia, la polarità, è nuovamente soggetta ad uno sdoppiamento che rende quindi osservabile e sperimentabile ciò che non lo sarebbe se fosse un uno indivisibile.

Siamo infatti nella medesima condizione del punto dell'esempio che hai portato, che non può vedere se stesso se non creando un'altra dimensione.

Queste due dimensioni viaggeranno sempre in coppia, separate eppure unite ed è questa la differenza che ha generato la Shin: mentre prima come uomini e donne della tridimensionalità pensavate di essere separati, ora, in questa nuova dimensione, ci sarà sempre la calda certezza di essere un due nell'Uno che vi comprende entrambi e che comprende Tutto.

L'androgino coronato è quindi il traguardo che avete raggiunto, ma anche il nuovo inizio che sarà tutto da esplorare e voi oggi sapete di essere i Maestri di Shamballah che dalla quinta dimensione guidano i lavori proiettati nella quarta dimensione.

Siete voi, siamo Noi, lo siamo sempre stati e con la Shin tutto ciò diviene anche scienza visibile ai vostri stessi occhi.
 

Parliamo ora del tesseratto, che è un cubo traslato, ossia fatto “passare” in una dimensione superiore in modo parallelo.
 

In questa dimensione il cubo, che aveva nella dimensione tridimensionale sei facce, ha una forma diversa, perché i cubi che lo formano sono paralleli l'uno all'altro e formano una figura che li fa sembrare differenti, pur essendo in realtà perfettamente uguali.

Può essere utile pensare ai quadrati di un cubo che sono paralleli l'uno all'altro quando li alzi nelle dimensioni e li accosti l'uno all'altro.

La medesima cosa avviene con il tesseratto: gli 8 cubi tridimensionali che lo compongono vengono traslati in una dimensione superiore e questa dimensione dà un'immagine dimensionale più ampia di ciò che era il cubo a tre dimensioni.

Il tesseratto ha proprietà geometriche proprie, ma come nel caso dei quadrati del cubo, essendo una forma che possiede una funzione di stabilità e quindi di simmetria, ogni singolo cubo che lo compone è identico agli altri.

Ne risulta una figura tridimensionale impossibile da concepire perché mancano le dimensioni spirituale ed animica, che sono composte da materia ultrasottile, che si comporta in modo differente rispetto alle regole della vostra fisica ed anche la fisica quantistica ancora non riesce a concepire il movimento rotatorio degli spin inversi che comporta una traslazione della figura tridimensionale di partenza.

Vi basti sapere che per ottenere la traslazione è necessario che i vari piani ruotino completamente in modo parallelo: in questo caso si genera una dimensione superiore che voi chiamate quarta dimensione e così via.

Il movimento di rotazione è quindi indispensabile per dare il via alla concezione di queste nuove figure e tale movimento viene stabilizzato quando la simmetria delle parti è perfetta.

Come nel caso del tesseratto e come in quello della Shin.

La perfezione del moto rotatorio delle due parti messe in gioco dà il via ad una terza parte, androgina, più ampia delle precedenti, che le comprende entrambe e il nuovo movimento di parti unite genera la creazione di un novello tipo di materia che dapprima si evidenzia con concetti ed idee e via via prende anche una forma fisica più pesante, quando questo movimento tende a raffreddarsi, a consolidarsi a coagularsi.

E' la vita di quinta dimensione che si mostra tuttavia, come ora vi sarà chiaro, nella quarta.

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Consiglio di  leggere anche la canalizzazione "La Maestà del Tutto", che ho fatto mentre cercavo di capire il motivo per cui mi era stato suggerito proprio il tesseratto, in quanto essa dona una visione più chiara del lavoro fin qui svolto sulla Shin, specificando chiaramente il suo ruolo e che non è stato integralmente esaustivo.

 

La canalizzazione è in questo link

 

http://shamballah.altervista.org/61-la-maest%C3%A0-del-tutto.html?cb=1492535427035

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