Il sedicesimo Archetipo AYIN funzione CORRISPONDENZA

Ayin ESCAPE='HTML'

Come nei precedenti lavori la prima parte è una ricerca estrapolata da vari testi con l'aggiunta di ampie riflessioni personali, conseguenza del trovarci nella via ionica di questo viaggio fra gli Archetipi.

L'ultima parte dà invece “voce” ai Maestri di Shamballah.

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Siamo giunti al sedicesimo Archetipo.
In questo lavoro cercheremo di togliere i veli che ne celano la Divina Essenza Prima.

La funzione dell'Ayin è “corrispondenza” o “forma che riflette”.

Lettera Ayin ESCAPE='HTML'

La lettera Ayin significa occhio e quindi il suo significato traslato è percezione e visione, essendo la vista l'organo che rivela all'uomo la forma degli oggetti.

Nell'antichità questa funzione veniva rappresentata dai due occhi di Osiride collegati fra loro da un filo poiché consideravano questo apparato umano al pari di una stazione ricevente e trasmittente. 

Occhi di Horus ESCAPE='HTML'

Gli occhi producono la visione unitaria del mondo della forma in quanto sono collegati l'uno all'altro da un sistema che li fa muovere in maniera corrispondente.

La Ayin è quindi una funzione che fa corrispondere una cosa ad un'altra.

Le cose, le persone, le funzioni stesse non esistono mai sole ma accoppiate ad altre cose, legate le une alle altre.

Se i legami sono stretti questa reciprocità è chiaramente visibile ma spesso sono meno o per nulla evidenti.

Pensiamo alle corrispondenze fra i vari Archetipi: la forma penetrante, per esempio, deve avere una forma adatta ad essere penetrata per poter svolgere la sua funzione.

La Ayin permette gli scambi reciproci tra le varie forme che non sono mai separate fra loro anche se lo spazio od il tempo sembrano annullare queste corrispondenze.

E' nel cervello tramite la retina che si forma l'immagine corrispondente all'oggetto osservato.

Focalizzare ESCAPE='HTML'

Non sono solo gli oggetti che si corrispondono fra loro ma anche gli odori, i suoni, i colori, i sapori, le emozioni.

Pensiamo ad un metallo pungente, ad un odore acre, ad un suono acuto, ad un colore penetrante, ad un sapore acido, ad un'emozione intensa.

Tutte queste caratteristiche sono un'unica forma pensiero di base che le identifica e che agisce sui sensi dell'uomo.

E' la Ayin, la nostra funzione, che fa corrispondere le une alle altre cose apparentemente diverse fra loro.

Un mito che rappresenta la Ayin è “Amore & Psiche”.

Amore e Psiche ESCAPE='HTML'

L'apparente separazione dei due amanti viene annullata da un legame psichico che altro non è che la Ayin in azione.
Il sedicesimo Archetipo si rivela chiaramente allorquando avviene la rottura delle acque di una donna gravida. 

Parto ESCAPE='HTML'

L'equilibrio della vita che si  componeva all'interno dell'utero materno, all'improvviso si rompe, creando una nuova vita, una nuova esistenza.
Ecco che si vede chiaramente il significato di questo Archetipo nella sua forma prima: la corrispondenza.
Ogni Essere che nasce a nuova vita corrisponde agli Esseri che l'hanno preceduto in una catena infinita di creazione, non solo ovviamente grazie all'utero materno.

Tutto corrisponde a tutto fino a giungere all'origine, alla sapienza prima degli Archetipi, nati appunto da una continua corrispondenza di una forma materiale con un'altra, in un'evoluzione infinita.

Era necessaria un forma pensiero archetipale, per permettere l'illusione di separazione di un corpo che separato non è, quello Universale, poiché come abbiamo spiegato tutto corrisponde a tutto.


Questa forma e la sua reale portata si rivela in tutta la sua magnificenza quando l'osserviamo dal punto di vista della geometria.

La Lamed con i solidi platonici ed il dodecaedro ci aveva portati al punto terminale delle geometrie, al limite dell'Universo esprimibile da forme armoniche e regolari.

5 Solidi Platonici ESCAPE='HTML'

Ma al limite di quale Universo? Al limite dell'Universo tridimensionale.

In un Universo superiore la frase “Dio geometrizza”, attribuita a Gordon Plummer che s'inchinava alla constatazione della perfezione matematica del Creato, non ha forse più valore?

Impensabile ed infatti così non è!

Entriamo direttamente nell'iperspazio e nella quarta dimensione degli ipersolidi ma entriamo anche in uno spazio dimensionale umano in cui in questi anni molti Maestri, tra cui i Maestri di Shamballah, ci hanno parlato in termini spirituali.

Entriamo, spiegandolo al meglio, nel dettaglio delle dimensioni.

La dimensione zero viene definita da un punto o vertice. Il punto non è in grado di vedere se stesso, esiste ma non avendo altro che se stesso.

Sviluppo delle forme nello spazio ESCAPE='HTML'

Noi da una dimensione superiore possiamo vederlo ma non avendo dimensioni il punto non ha nemmeno un interno e quindi quello che vedremo è il corrispettivo del suo interno.

Per potere osservare se stesso, il punto deve uscire dalla sua dimensione ed entrare nella prima.

La prima dimensione è costituita da due punti (due vertici) che formano congiungendoli, una linea.

La linea può osservare un vertice ma non la retta intera avendo una visione che è limitata alla direzione della retta. I due punti sono in grado di vedere solo  e sempre un punto, quindi.

La retta che li unisce è l'interno di questa dimensione e per poterla vedere dobbiamo trovarci in una dimensione superiore, esterna alla stessa.

Aggiungendo un altro vertice, il terzo, formiamo la figura geometrica in un piano, come per esempio il triangolo: siamo nella seconda dimensione.

Il piano non può vedere l'interno di se stesso ma può vedere le dimensioni inferiori nella loro totalità, quindi punti e rette.  La sua dimensione gli è sconosciuta.

Nella terza dimensione che viene definita da 4 punti abbiamo i poligoni. Anche in questo caso per poter osservare l'interno del poligono bisogna trovarsi in una dimensione superiore. Il poligono dal suo punto di vista vedrà solo punti, rette e figure piane.

La quarta dimensione, per consequenzialità, dovrebbe essere definita da almeno 5 punti e formare un ipersolido.

L'ipersolido non è in grado di vedere il suo interno, se seguiamo il filo logico però dovrebbe essere in grado di vedere l'interno dei poligoni della terza dimensione. 

Ipercubo ESCAPE='HTML'
Ipertetraedro ESCAPE='HTML'

Per poter vedere il suo interno dovrà trovarsi nella quinta dimensione.

Il filo logico ci ha condotto al nocciolo del problema.

Quando riusciamo a vedere l'interno di una dimensione,le forme che lo popolano, significa che ci troviamo in una dimensione superiore, che stiamo osservando da un punto di vista superiore.

Il problema della realizzazione grafica di un ipersolido consiste nello “spazio” in cui disegnare la copia dell'oggetto a tre dimensioni, per esempio, del cubo: questo spazio è la quarta dimensione.
Noi però non possiamo vedere la quarta dimensione, possiamo solo concepirla.

Gli ipersolidi regolari sono solo sei e si trovano in una dimensione interna alla terza e nonostante all'apparenza, dalle immagini mostrate, il solido interno sembri più piccolo di quello esterno, sono perfettamente uguali.
                                                        
Allargando il concetto possiamo anche dire che se pensiamo che un punto, una retta, una figura piana, un poligono ed anche un ipersolido appartengono a tutte le dimensioni e che è  solo il nostro punto di vista limitato che c'impedisce di vederle per intero, ecco che la scienza ha incontrato la spiritualità delle
multi-dimensioni dell'Essere.

Un Essere unico che pur appartenendo a tutte le dimensioni, a seconda del punto di vista in cui si trova ne permette di vedere solo una parte.
Inoltre ogni dimensione inferiore viene inglobata da quella superiore.

La figura geometrica che rappresenta la Ayin, a mio avviso, è l'ipertetraedro poiché seguendo il filo logico degli Archetipi sappiamo di trovarci nello spazio creativo corrispondente alla Ghimel, il terzo Archetipo.

Entrando nel sedicesimo Archetipo, in ogni caso, abbiamo concepito una nuova dimensione.

Abbiamo compreso che ogni forma appartenente ad una dimensione, ha la sua corrispondenza in una forma superiore.

Più precisamente abbiamo allargato la nostra consapevolezza all'Universo multidimensionale non essendoci alcun motivo per cui la quarta dimensione dovrebbe estinguersi in se stessa.

Comprendere il concetto di corrispondenza multidimensionale che è Uno nel suo intero ma limitato nel vedere a seconda del punto di vista dimensionale in cui ci si trova, è la porta aperta che illumina la nostra comprensione, anche se ancora in forma piuttosto indefinita. 

Multidimensionalità ESCAPE='HTML'

Noi sappiamo che la quarta dimensione appartiene al corpo emozionale, avendocelo raccontato tempo addietro gli stessi Maestri di Shamballah.

Personalmente mi è ora più chiara l'affermazione piuttosto sibillina degli stessi nell'ultima canalizzazione “La carica esplosiva prodotta dall'energia emozionale”: i Maestri ci spiegavano che le nostre emozioni, quelle che stiamo vivendo oggi, costituiranno il  corpo fisico dell'individuo della quinta dimensione.

Se associamo a tutte le informazioni in nostro possesso, gli esperimenti sulle molecole d'acqua di  Masaru Emoto possiamo andare oltre.

Masaru Emoto ha studiato le reazioni delle molecole d'acqua sottoponendo quest'ultima a frasi positive o negative: l'acqua nei suoi molteplici esperimenti dimostrava di rispondere emotivamente a queste sollecitazioni verbali o scritte, persino solo pensate, producendo nel primo caso cristalli magnifici, nel secondo caso forme disordinate, quasi disciolte.

Le emozioni hanno quindi, una loro manifestazione fisica, anche se noi per ora non le possiamo vedere concretamente.

I cristalli d'acqua di Masaru Amoto ESCAPE='HTML'

La porta per la quarta dimensione è il “sesto senso”, il senso che percepisce le emozioni e l'invisibile e poterla vedere fisicamente in tutto ciò che vi dimora, necessita del suo sviluppo.

Come ci hanno detto i Maestri in tante canalizzazioni del resto.

Non riusciamo a vederla perchè per poterlo fare dobbiamo semplicemente aggiungere un senso in più a quelli che abbiamo usato nella terza dimensione.

La mente traduce le sensazioni prodotte dai 5 sensi in immagini a noi visibili e così sarà quando il sesto senso sarà sviluppato, aperto tanto da permettere alla mente di trasformare le immagini emozionali in forme visibili ai nostri occhi.

Per entrare (o meglio visualizzare concretamente) la quarta dimensione dobbiamo uscire dalla terza.

Per uscire la via è l'amigdala, quella piccola formazione cerebrale, atrofizzata(o meglio, solidificata) nella terza dimensione.

Amigdala ESCAPE='HTML'

La parola “atrofizzata” non è corretta in quanto recenti studi sulle persone che meditano hanno dimostrato che l'amigdala attraverso questa pratica, diminuisce la sua densità.

Riattivando l'amigdala attraverso le pratiche spirituali millenarie insegnateci dai Maestri di ogni tempo e luogo, apriamo  la porta che richiudeva la terza dimensione in se stessa.

Se studiate più a fondo gli ipersolidi infatti, vedrete che per richiudere in se stessa una forma quadrimensionale è necessario lasciare una piccola apertura.

L'angolo che unisce i vertici non deve superare , né essere uguale a 360°: nel caso della forma tridimensionale del corpo umano è l'amigdala, come detto.

Il significato di “amigdala è “mandorla” ed è quindi la porta che permette, riattivandola, di entrare nella dimensione superiore.
Non è forse quello che tanti Maestri della nostra storia ci hanno sempre detto, anche se in forma a noi poco raggiungibile razionalmente?

Aggiungo inoltre che abbiamo aperto quella porta o meglio, vi siamo entrati senza alcuna direzione, nel quattordicesimo Archetipo, nella vescica piscis.

Ed eccoci qui, pronti a “vedere” ed a scoprire attraverso gli Archetipi la quarta dimensione fisicamente e la quinta dal punto di vista della coscienza.

La lettera che corrisponde al nostro Archetipo è la “O”. 

Lettera O ESCAPE='HTML'

E' la sedicesima lettera dell'alfabeto fenicio, proto-semitico ed ebraico .

Molti popoli antichi ritenevano questa lettera sacra a causa della sua forma circolare che come abbiamo appreso dalla Ghimel, il terzo Archetipo, rappresenta il moto centrale della vita dell'Universo.
Il numero che corrisponde alla Ayin è il sedici.

Numero 16 ESCAPE='HTML'

Il numero sedici per i Pitagorici era considerato un numero fortunato essendo un quadrato perfetto( 4 x 4 ) e contenendo il 10, che esprimeva la somma delle conoscenze umane.

Gli assegnavano inoltre un'ascendenza divina in quanto composto da 1 ossia Dio e da 6 ossia la doppia Trinità.

Per gli egizi al contrario, influenzati certamente dal Libro dei Tarocchi,  era considerato un giorno infausto e si pensava non fosse consigliabile addentrarsi nei boschi la notte del 16° giorno, nè svolgere nessuna attività avente a che fare con gli alberi, le piante o gli elementi vegetali. 

Anche i greci attribuivano al 16 una valenza negativa: era un monito di contrattempi ed imprevisti futuri.

Per i Romani occupare il posto contrassegnato con il numero 16 nel Senato romano significava che le mozioni di quel senatore erano condannate al fallimento. 

Come potevano comprendere senza il concetto di quadridimensionalità proprio la porta che apre la dimensione superiore dell'Essere?

In realtà avevano una conoscenza a noi sconosciuta ma era riservata a pochi iniziati e scrupolosamente custodita.

La testimonianza di questa conoscenza la possiamo trovare in moltissime costruzioni megalitiche di ogni parte della Terra come ci fa osservare nei suoi lavori una internauta chiamata Devana.

Scrive: “Nei megaliti si trovano degli strani tasselli inseriti artificialmente, a volte tagliati a misura. 

Devana ed i tasselli nei megaliti ESCAPE='HTML'

Un’operazione di nessuna utilità pratica né estetica ma probabilmente gli Antichi volevano lasciare delle informazioni legate alla geometria sacra od a forme di comunicazione non visibile che non siamo in grado di leggere né di comprendere.

Volevano lasciare una comprensione antica, legata alla capacità degli stessi di viaggiare fra le dimensioni?” Si chiede concludendo.

Probabilmente, come abbiamo visto quando abbiamo parlato della geometria, e l'affermazione scientifica sugli ipersolidi, che ha scoperto che per richiudere in se stessa una forma quadrimensionale è necessario lasciare una piccola apertura; in qualche modo, gli antichi conoscevano questa verità geometrica e l'hanno rappresentata attraverso questi tasselli apparentemente inutili.

 

Il numero 16 rappresenta l’essenzialità ed il cambiamento, l'eliminazione di tutte le false impalcature che determinavano una precedente struttura sociale od esistenziale.

Catalizza la capacità introspettiva e il desiderio di conoscenza.
La sua vibrazione  incentiva l’individuo ad essere istintivo e di conseguenza a percepire il suo autentico io in tutte le sue potenzialità.

Porta alla liberazione dal Karma( 8 x 2 ) od al contrario all'evoluzione negativa  nella ripetizione dei cicli della Natura.

Il Sedici è un numero ambivalente, simboleggia le avversità, che possono essere benefiche( 1 + 6 = 7) quando portano ad un cambiamento costruttivo. 

Come prodotto della moltiplicazione del quattro per se stesso (16 = 4 x 4) è il numero della realtà concreta e della terra. Può portare ad un eccessivo attaccamento e radicamento.

In questo caso il 16 incarna l’orgoglio, le prove della vita, la formazione attraverso gli insuccessi e le disillusioni.

I 16 anni sono un'età difficile in cui l'ambivalenza di questo numero è palese: il ragazzo e la ragazza si affacciano alla loro vita sessuale adulta.

Il pericolo di caduta negli eccessi è enorme e molti ragazzi vengono schiacciati dalla potenza di questa energia, che sappiamo essere la Samech in azione.

I Baccanali venivano festeggiati a Roma il 16 Marzo di ogni anno ed in questa occasione il ragazzo che aveva raggiunto i 16 anni, riceveva la toga virile.

In India i Veda pronunciavano gli incantesimi 16 volte affinchè fossero efficaci.
La Dea Pussa aveva 16 mani.

Quan-Won il Dio dei Giapponesi viene raffigurato nel tempio circondato da 16 purissimi eroi.

Nell'ebraismo la Ayin ha il significato di “ luce degli occhi” o “sorgente”.

E' una forma riflettente poiché gli occhi sono il mezzo con cui la percezione del mondo viene trasferita nella mente dell'uomo e permettono quindi la corrispondenza delle forme tra il fuori ed il dentro.

Viene anche chiamata “Sorgente” in quanto la sua particolare forma dona la capacità d'immergersi nel profondo della realtà, dove le radici comuni dell'umanità confluiscono nella comune “Fonte della vita”. 

Forma della Ayin ESCAPE='HTML'

Nella Ghematria la Ayin ha valore di 70 e viene considerato il numero dell'età della vecchiaia.

La vera sapienza  è la radice della vera vita, e può rendere la vecchiaia la più bella di tutte le età, con una fioritura completa della propria capacità di giudizio.

Settanta è il numero della pluralità collettiva: esistono settanta nazioni, con settanta lingue diverse.

Il nucleo originario di Israele era costituito dai settanta discendenti di Giacobbe che scesero con lui in Egitto.

Il Sinedrio, la suprema autorità giudiziaria ebraica  aveva settanta membri.  Settanta sono i volti della Torà.

Gli ermetisti hanno dato un posto d'onore alla Ayin, difatti troviamo enunciata la sua funzione fra i 7 principi del Kybalion.
Il Kybalion è un libro che è stato scritto da tre iniziati: William Walker Atkinson, Paul Foster Case e Mabel Collins ed è il completamento indispensabile alla Tavola di Smeraldo.
Quest'ultima per chi non la conoscesse, è stata rinvenuta nelle mani di Ermete Trismegisto all'interno della grotta in cui era sepolto.
Contiene il procedimento grazie al quale è possibile ottenere la pietra filosofale.

La pietra filosofale ESCAPE='HTML'

Nel Kybalion troviamo il “ principio della corrispondenza” che si esprime sinteticamente nella famosa locuzione “come sopra, così anche sotto”.
Questo principio afferma che esiste una profonda analogia, regolata dalle medesime leggi, fra i diversi piani dell'esistenza, materiale, mentale e spirituale ed è una Legge Universale.
La comprensione di questo principio ci permette di penetrare molti segreti della Natura.
Esistono infatti piani di esistenza a noi preclusi che tuttavia si rivelano con chiarezza, applicando il principio della corrispondenza ( meglio ancora, la comprensione della Ayin nella sua radice prima).
Per la Massoneria la Ayin rappresenta l'opera dei cattivi operai.
Hiram cade sotto i colpi dei tre cattivi compagni, che rappresentano l'ignoranza, il fanatismo e l'ambizione.
Rappresenta l'attrazione condensatrice, l'egoismo radicale, l'accaparramento restrittivo, lo Spirito imprigionato nella Materia.

Quando la vista è parziale l'uomo vede o solo il successo o solo il fallimento di una qualsiasi opera.

E' proprio la Ayin tuttavia, che permette attraverso la corrispondenza che lega ogni cosa ad un'altra, di non identificarsi con una parte dell'Opera ma nell'Opera nel suo insieme che è fatta di Luce ed Ombra ma che è sempre Uno.

Vedere le cose per come sono, al di là della parzialità, significa accogliere la vetta e anche l'abisso e quando ne viene fatto un Uno nessuna caduta è mai realmente una caduta, nessun reame è realmente un reame, nessuna vetta è mai solo la vetta.

E' la disgregazione dell'illusione dell'Ego, il Lampo dell'Uno che entra nell'individuo grazie alla comprensione della corrispondenza di ogni cosa.

In alchimia il 16°Archetipo rappresenta il saggio che sa interpretare gli avvenimenti della vita ma anche il pericolo di orgoglio, di presunzione e l'inseguimento di chimere.

E' il crollo della presunzione dell'infallibilità, l'eccesso e l'abuso che spingono ad un dogmatismo ristretto destinato a crollare di fronte all'impossibilità di relegare in se stessa qualsiasi forma.

Nella via ionica è il femminile a guidare l'iniziato, la sua parte intuitiva che in sinergia con la parte maschile che è diventata passiva, procede alla completa formazione dell'Essere.

Via ionica ESCAPE='HTML'

Nei primi dodici Archetipi, come già  detto in altre occasioni, è la via dorica o maschile a prevalere, la parte razionale prevale ed elabora conoscenze ed insegnamenti antichi a cui l'iniziato accede attraverso il suo studio.

Una preparazione indispensabile, una pulizia a gradi del proprio Essere interiore, per poter accedere alla seconda parte del programma, la via ionica,  che porta l'individuo alla consapevolezza del suo Essere totale ed androgino.

La Samech, di cui abbiamo parlato ampiamente è l'Energia onnipresente a disposizione dell'individuo che senza una mancanza di preparazione, ne provoca l'annientamento.
Quanti personaggi del mondo dello spettacolo, della storia, della politica elevati e caricati  all'ennesima potenza dall'energia della  Samech, sono stati poi gettati nell'inferno più oscuro quando come ogni cosa, il flusso e riflusso degli eventi li ha abbassati?

I Maestri Bianchi preparano l'iniziato al momento della caduta che è tale solo per coloro che si sono identificati con un personaggio senza aver creato il distacco necessario ed ottenibile unicamente dalla preparazione dorica del percorso.

Per l'adepto che ha imparato a non identificarsi con il suo lavoro, che non ha creato un Ego invalicabile che necessariamente provoca il dolore di una caduta, la perdita di ciò che non possiede non costituisce mai un dolore.

In magia il principio della corrispondenza è la base per gli incantesimi.

Nei riti voodoo, per esempio, la famosa bambola di pezza sui cui agisce il Mago Nero, caricandola di spilli per infliggere lo stesso dolore alla persona da colpire agisce tramite questo Archetipo.


Paracelso invece, utilizzava questo principio a scopo taumaturgico: provocava guarigioni incredibili, agendo non sulla persona malata ma su un suo fluido corporeo, senza la presenza fisica dell'ammalato e, in merito a questa sua tecnica, voglio ricordare che anche la scienza oggi ha capito di poterlo fare: la Nasa ha fatto un esperimento scientifico che l'ha condotta alla stessa scoperta: quando un astronauta va in missione viene tenuto, a terra, del sangue dello stesso.
Mentre è nello spazio viene trattato il sangue dell'astronauta a terra e, dagli esami ematochimici, hanno scoperto che le stesse variazioni che subisce il sangue a terra, lo subisce il corpo dell'astronauta che si trova nello spazio.

 

Nei Tarocchi la sedicesima Lama è La Torre.

La Torre Tarocchi ESCAPE='HTML'

Nella sedicesima Lama troviamo la prima costruzione umana: una torre che viene colpita da un fulmine che scoperchia la sua cima e fa cadere due personaggi.

La Torre rappresenta l'uomo duale che nell'elevare se stesso si isola dal resto della Creazione.

Abbiamo infatti due personaggi, un re ed una persona priva d'identità, che rappresentano le facce di una stessa medaglia, quello che sta fuori e quello che sta dentro.

Il bisogno di elevare se stessi nasce, ci dice questa Lama, proprio dalla mancanza di conoscenza di chi siamo, dalla paura di non essere nessuno.

Il fatto di concepire una presunta superiorità od inferiorità del proprio sé, denuncia senza possibilità di errore, la presenza dell'idea opposta in grado di affermare tale bisogno.

Questo è vero per ogni manifestazione duale di una forma: per una manifestazione esteriore di qualcosa, al suo interno troviamo sempre il suo opposto.

La costruzione umana che si chiama Ego è destinata a crollare.

Le nubi rappresentano i continui problemi in cui gli individui incorrono, quando come in uno specchio, la vita cerca di mostrare loro l'interno di questo costrutto mentale, di questa vista parziale.

Ma è il Sole l'elemento determinante per la comprensione di questa Lama: il  simbolo della verità, che perfora letteralmente le nubi e con un fulmine scoperchia il dentro delle cose.

Attraverso quegli stessi problemi l'uomo può giungere alla verità di questa corrispondenza duale fra dentro e fuori.

E' l'illuminazione della verità, l'unione con il Tutto di cui tanti mistici ci hanno parlato.

L'inizio della vita in una dimensione del tutto nuova: quella dell'androgino che ha superato ogni dualità nel suo sé.


L'energia condensatrice creata dal Diavolo, il quindicesimo Archetipo,  la si osserva nelle sfere multicolori che volteggiano nel paesaggio.

Sedicesima Lama La Torre ESCAPE='HTML'

Tutta la vita materiale ha origine da un centro materiale necessariamente egoista.
Per poter applicare la trasmutazione della Materia in Spirito, è necessario dimenticarci di Dio ed identificarci con la Materia.

La Verità simboleggiata dal Sole libera l'individuo dall'illusione di separazione per ricollocarlo in Cielo, il Luogo da cui proviene.

Questo Arcano viene spesso paragonato alla Torre di Babele che letteralmente significa “ La porta del Cielo” e non è un caso che questo enorme Ziggurat sia stato una grande costruzione umana che parlava di ascensione attraverso la sua  architettura.

E' veramente la “porta”.

Non siamo ancora entrati in questa nuova dimensione, riusciamo solo, a questo punto ad intuirne i contorni essendo le prossime tappe del percorso iniziatico degli Archetipi, l'operazione di fissaggio dell'idea condensata.
La Runa che rappresenta il sedicesimo Archetipo è Hagalaz. 

Runa Hagalaz ESCAPE='HTML'
Runa Hagalaz ESCAPE='HTML'

Il suo significato letterale è “grandine” a cui gli Antichi davano la valenza del grano e lo rappresentavano come un fiocco di neve a sei punte.

Hagal era un Dio androgino, l'uovo primordiale di ghiaccio che con il suo corpo fornì la materia prima per la Creazione.

Rappresenta l'accesso ad altre dimensioni o livelli di coscienza come risultato della trasformazione del sé.
E' l'irrompere improvviso del destino in grado di provocare la rottura di ogni schema ed incrollabile certezza.
E' quindi una Runa di liberazione e d'illuminazione per poter accedere a nuovi stati materiali  o spirituali.
Viene rappresentata come un ponte fra i mondi o fra le esperienze che possono portare a distruzioni inimmaginabili od al contrario, a trasformazioni impensabili.

Osho infine ci parla in questo modo della Ayin: 

Osho ed Ayin ESCAPE='HTML'

“Nell'esistenza nessuno è superiore e nessuno è inferiore. La foglia d'erba e la stella più grande sono assolutamente uguali, ma l'uomo vuole essere superiore agli altri, vuole conquistare la natura, pertanto deve lottare in continuazione.

Tutte le difficoltà sono frutto di questa lotta.

La persona innocente è quella che ha rinunciato a lottare, non è più interessata a essere superiore, non le interessa più recitare e dimostrare di essere speciale.
È diventata simile a una rosa, o a una goccia di rugiada su una foglia di loto, è diventata parte dell'infinito, si è fusa, dissolta, unita con l'oceano ed è solo un'onda: non ha alcuna idea dell'Io.

La scomparsa dell'Io è innocenza.”

Shamballah

Shamballah ed Ayin ESCAPE='HTML'

Il 16° Archetipo, cara Angelica, rappresenta la soglia fra i mondi.

La sua comprensione permette di valicare l'Universo sconosciuto delle dimensioni dell'Essere che come un involucro, contiene altri involucri.

Gli uomini entrano vergini in questa dimensione che vi apre universi di conoscenze, di forme e di pensiero impensabili per gli uomini della terza dimensione.

Pensate a quanto si esprime continuamente questo Archetipo nella vita: nel lavoro sugli Archetipi per esempio, utilizzate continuamente la “corrispondenza” l'Ayin.

Fate corrispondere gli uni agli altri concetti diversi, per trovare la radice prima che è poi l'Archetipo che si muove luminoso dietro la forma creando continui giochi illusori di forme differenti, ma essendo l'unica forma.

La sua funzione quindi è quella della corrispondenza che altro non è che la demolizione di ogni primato e quindi dell'Ego.

Tutto nel mondo della forma è illusione, non esistono re e regine, regni superiori ed inferiori perchè tutto deriva da una corrispondenza che ha fatto posto ad un'altra nel momento della sua fine, ossia dell'attenzione che viene data alle cose.

L'Ego divide chiudendosi in se stesso ed è proprio l'Ayin che spezza queste pesanti catene attraverso la consapevolezza che una data forma egoica è solo una forma transitoria ed illusoria che farà necessariamente posto a forme corrispondenti.

Il Sé Superiore corrisponde al Sé inferiore ed è l'Ayin che permette spezzando l'Ego, di riconoscere che anche voi siete un'unica forma sempre più evoluta e sempre più divina.